L’Osservatorio Auto Findomestic 2016 ha condotto uno studio-sondaggio su un campione di 8.500 proprietari di vetture acquistate negli ultimi cinque anni in 15 diversi Paesi, Italia inclusa. La conclusione del sondaggio è positiva per quanto riguarda la guida autonoma.
Come spiega anche Quattroruote, il risultato dell’indagine dell’Osservatorio è chiaro: “la metà degli automobilisti è interessata alla guida autonoma. Anzi, è persino “disposta a lasciare il volante” per aprire la strada alla tecnologia”.
Il bello è che questa tecnologia sta per fare il suo ingresso nel mondo delle autovetture. Infatti a livello globale il 75% degli automobilisti ritiene che la guida autonoma possa essere una realtà nell’immediato futuro. L’anno che si segna sul calendario come debutto assoluto della guida autonoma è il 2020, momento in cui almeno una macchina su cinque adotterà la cosiddetta guida robotizzata.
Da dove nasce la guida autonoma
Quattroruote, facendo riferimento allo studio sulla guida autonoma, ha fatto un riepilogo dei modelli che adottano questa tecnologia.
Lo studio si apre ricordando gli esordi della guida autonoma, o almeno dell’idea di fondo, immaginata nel 1958 dalla General Motors con il prototipo Firebird III: una sorta di jet su quattro ruote sviluppato per muoversi su un’autostrada “automatica”. Da allora sono passati quasi sessant’anni, ma le Case automobilistiche e le tech company non sono mai state tanto vicine a quella visione, con progetti destinati a cambiare il modo di guidare: Tesla Autopilot, Volvo Drive Me, Toyota Highway Teammate, Tesla Autopilot, Audi piloted driving, Mercedes-Benz Intelligent Drive, Nissan Piloted Drive, BMW iNext, GM SuperCruise, solo per citarne alcuni, senza contare la Google Car e (forse) la iCar che bolle nella pentola della Apple. La strada è segnata: entro il 2035, spiegano gli analisti dell’IHS, le auto a guida autonoma su strada saranno 21 milioni.