La R6E è un progetto del Team Vercar Moto di Bellano derivato dalla Yamaha R6 a cui è stato montato un motore elettrico di tipo Brushless sincrono. Ma della Yamaha non è stato tenuto solo il telaio, ma anche il cambio meccanico, per avere la prima elettrica a marce. La R6E ha debuttato nel 2012 nella TT Zero sull’Isola di Man. Il progetto è di Carlo Gelmi in collaborazione con molte aziende di elettronica, ed è partito nel 2009 per offrire qualcosa di nuovo nel mondo dell’elettrico.
Ed ecco che al posto del quattro cilindri e dell’albero motore è stato montato questo Brushelss costruito dalla Acm di Varese, di 50 kg in meno rispetto al propulsore termico. Il Brushless, raffreddato a liquido, eroga 37 Kw di potenza e una coppia pari a 40 Nm. L’autonomia è di 80 km per le gare sportive, ma in condizioni di uso privato arriva fino a circa 200 km, grazie alle batterie alloggiate al posto del tradizionale serbatoio di tipo Litio-polimero, capaci di 40 A/h e prodotte con il Bms di controllo, dalla M.I.R.M.U. di Milano. Il resto è stato lasciato come sull’originale Yamaha R6 di serie, tranne i freni e le sospensioni modificate per la gara.
►Energica e il lusso sostenibile
► T-Race, enduro a energia solare
Ma come detto la peculiarità di questa moto è il cambio meccanico a sei marce, quando nell’elettrico tutti utilizzano la trasmissione monomarcia. Il progetto vuole in questo modo abbassare gli sprechi energetici in fase di accelerazione e ripresa per equilibrare i giri e lo sforzo del motore. Grandi prestazioni ma per il cambio marce, senza frizione, bisogna farsi aiutare dalla strumentazione, anche se il sibilo caratteristico dell’elettrico riesce a comunicare al pilota i vari regimi. Bisognerà prenderci dunque molto la mano prima di rinunciare alla strumentazione, che con una spia luminosa posta sul quadro digitale segnala il punto di cambiata ottimale. I giri comunque vengono presi subito, tanto che l’accelerazione è bruciante e le cambiate veloci. Ancora più difficile la scalata, che nell’elettrico deve essere ben compresa per avere il giusto freno visto che in questo caso non esiste il fuorigiri, ma solo il massimo regime di rotazione a 10.000 giri. Dopo le gare il futuro della R6E è la produzione di serie. Ancora non ci sono i finanziamenti ma il progetto sta attirando l’interesse di alcuni importanti costruttori di moto e in un futuro non torppo lontano potrebbe essere a disposizione già il Kit per le modifiche necessarie. Per il momento il prossimo appuntamento è sempre sportivo, all’isola di Man.