Molte polemiche sta suscitando in Italia la norma inserita nel decreto sviluppo che obbligherà i costruttori a fornire l’Abs per moto di serie non appena approvato l’interim in parlamento. Obbligo a cui la maggior parte dei veicoli non è pronta, in quanto il montaggio del sistema antislittamento prevede delle modifiche sostanziali all’avantreno. Interviene così l’Unione europea che nel Consiglio dei Ministri UE ha formalizzato la norma che entrerà in vigore dal primo gennaio 2016 per le nuove immtricolazioni.
Adesso la palla torna al Parlamento italiano che voleva introdurre la norma praticamente da quest’anno e che dovrà decidere se inserirla o non nel decreto sviluppo parte della legge di stabilità. Se l’emendamento verrà stralciato tutto tornerebbe alle decisioni della UE altrimenti scatterebbe l’obbligo immediato con notevoli problemi al mercato italiano che non potrà essere mai pronto nell’arco di 15 giorni a mettersi in regola. Inoltre, dal punto di vista legislativo, si avrebbe un palese conflitto con la normativa europea con conseguente procedura d’infrazione visto che l’Unione Europea intende mantenere gli accordi con i Costruttori di moto e quindi il regolamento già approvato dalla Commissione, con l’Abs obbligatorio per le cilindrate pari o superiori a 125 cc.
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Per le cilindrate inferiori invece è previsto il sistema di frenata integrale (Cbs), più economico. Inoltre la Commissione presenterà entro il 2019 un’analisi costi-benefici che potra indicare l’opportunità di includere nell’obbligo dell’Abs le cilindrate più piccole. Inclusi in questo provvedimento anche nuovi standard per le emissioni inquinanti con l’Euro 4 nuovo riferimento dal 2016, mentre dal 2020 è prevista l’introduzione dell’Euro 5.