Non ci sono numeri ufficiali a confermare il fenomeno, ma di certo in Italia sono sempre di più i “catorci” con oltre 20 anni trasformati in auto storiche, con l’unico obiettivo di pagare poco di bollo e assicurazione.
Il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, alla commissione Finanze della Camera dei deputati intervenendo sui tributi dell’auto, ha dichiarato che è necessario stringere le norme per le iscrizioni al registro della auto storiche, perché solo 800.000 dei 4 milioni di veicoli ultraventennali oggi circolanti in Italia hanno un reale valore storico. Gli altri 3,2 milioni sono solo auto vecchie “trasformate” in storiche.
Il presidente dell’Aci ha proposto di affidare al Pubblico registro automobilistico il controllo preventivo sulla copertura assicurativa dei veicoli, per cercare di risolvere l’annoso problema dei veicoli che circolano senza copertura Rca. Attualmente sono stimate 4 milioni di auto senza assicurazione, con un danno per le Compagnie di quasi 2 milioni di euro l’anno. La proposta dell’Aci permetterebbe di intervenire ogni anno su circa 9 milioni di veicoli tra nuovi e usati, che non potrebbero essere registrati al Pra senza dimostrare prima una copertura assicurativa valida.
Il primo requisito per la registrazione delle auto storiche sono i 20 anni d’età, mentre dopo i 30 sono classificate come “anziane”. Queste auto, non per tutte le assicurazioni, godono di molti benefici pagando anche l’80% in meno sull’assicurazione. Vengono rilasciati tre tipi di certificazione: l’attestato di storicità, il certificato di rilevanza storica e la la carta di identità della vettura. Il secondo garantisce gli sconti fiscali sulla tassa annuale mentre il secondo lo sconto sull’assicurazione, che però potrebbe anche non accettare le varie certificazioni. Per capire se una vecchia auto può essere considerata storica e avvalersi degli sconti si deve far riferimento all’art.63 della legge n. 342/2000.