È in arrivo una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda le tasse auto, come si apprende dalla bozza di disegno legge per la semplificazione. Questa sera il dl dovrebbe essere approvato dal Governo, quindi sarà il turno del Parlamento.
Nel disegno di legge è prevista la creazione dell’archivio unico dei veicoli, con sede al ministero dei Trasporti. Il Pra sarà ancora gestito dall’Aci, e concorrerà alla formazione dei dati relativi alla proprietà dei veicolo, tuttavia sarà sottoposto alla vigilanza del ministero. Il certificato di proprietà (27 euro) va a scomparire e viene sostituito dalla carta unica del veicolo, che indica i dati relativi alla proprietà dei mezzi.
Scompare anche l’Imposta provinciale di trascrizione sull’usato, in vista dell’abolizione futura delle province, ed al suo posto arriva l’Imposta regionale di immatricolazione sul nuovo, chiamata Iri, la quale sarà in funzione di “tipo, categoria, emissioni e potenza dei veicoli”. La misura dell’imposta potrà essere aumentata, rispetto alla tariffa base, fino al 30% dalle singole regioni e dalle due province autonome.
Il prossimo anno scomparirà anche l’odiato superbollo, introdotto dal governo Berlusconi nel 2011 e “migliorato” dal governo Monti in seguito, che prevede una tassa extra sulle auto più potenti. Inoltre con la nuova riforma le regioni potranno aumentare fino al 12% (oggi fino al 10%) l’importo del bollo, la tassa di proprietà della macchina.
► MANCATO PAGAMENTO BOLLO AUTO
Se tutto andrà secondo i piani, queste novità dovrebbero diventare legge dopo la pausa estiva. Ricordiamo che a partire da quest’anno in 5 Regioni italiane le auto ibride di nuova immatricolazione sono esentate dal pagamento del bollo, anche se con differenze da Regione a Regione, come vedremo di seguito. In Lombardia, Veneto e Lazio le auto ibride non pagano il bollo per tre anni, ma nel Lazio questa norma riguarda solo le ibride benzina e non quelle diesel. Invece in Campania le ibride (sia benzina che diesel) sono esentate dal pagamento del bollo fino al 2016. In Puglia l’esenzione dura addirittura cinque anni.