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Saab svenduta a pezzi

Il brutto momento per il mercato dell’auto continua a mietere vittime, e tra voci di cessione, vedi Lotus, e le poche novità, ecco una cessione eccellente. La storica svedese Saab, dopo la bancarotta, viene svenduta a pezzi agli asiatici, gli unici che al momento sembrano poter investire in Europa. Se investire può essere il termine giusto, viste le prime dichiarazioni del Gruppo Nev, un misto di capitali cinesi e giapponesi.


Infatti è stato preannunciato che solo 200, dei 3.500 lavoratori saranno reintegrati e che, almeno inizialmente, la produzione si dovrebbe spostare in Cina, lasciando a Tröllhattan, in Svezia, una piccola fabbrica per la produzione di auto elettriche. Un bene? Un male? Per il momento è impossibile dirlo, visto che l’eterno promettente mercato dell’auto elettrica stenta sempre a decollare, anche se avrebbe ampissime fette di mercato a disposizione nel Vecchio Continente dove l’impronta ecologista è forte e in netto aumento.

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Intanto i Sino-Giapponesi si portano via tutto, brevetti e piattaforme dei modelli a prezzi stracciati. Una brutta botta per l’industria svedese ed europea, sperando che i cinesi non tradiscano le attese e si mettano a costruire Saab a casa loro e solo per il loro mercato interno. Soluzione da prendere in considerazione seriamente, visti i recenti sviluppi economici cinesi. Finita la grande espansione e la grande esportazione verso l’estero infatti, i Cinesi hanno già da un paio di anni modificato la loro strategia economica rivolgendosi più al mercato interno per iniziare a soddisfare una domanda domestica in aumento. Le becere politiche occidentali hanno dapprima fornito gli strumenti tecnologici alla Cina, per farla diventare la fabbrica del mondo, e ora, con Pechino ricca sfondata, si vedono comprare a prezzi di saldo i gioielli di famiglia. Poco importa l’annunciato rilancio del progetto Saab 9-3, approvato già prima del fallimento in tribunale, se poi questa verrà costruita in Cina.